lunedì 6 maggio 2013

La pittura di Carlo Crivelli

da: http://www.musei.marche.it/web/RicercaItinerari/DettagliItinerario.aspx
Carlo Crivelli: la riscoperta di un artista

Di origini veneziane, Carlo Crivelli si allontana dalla città lagunare dove era nato intorno al 1430, da giovane, per non farvi più ritorno, probabilmente a causa di un amore giovanile finito con un processo e con un periodo trascorso in carcere. L’ipotesi che Carlo Crivelli da Venezia abbia preso la via di Padova nella bottega dello Squarcione, e di là, al seguito dello Schiavone, quella di Zara dove è attestato nel 1465 come cittadino, costituisce il punto di partenza di un capitolo a parte della Storia dell’Arte italiana. Conoscitore del classicismo mantegnesco, Crivelli si muove su un terreno più insidioso, dagli stilemi espressionisti che nell’opera dell’artista veneto si rivestono di una preziosità inedita e cristallina e, nello stesso tempo, di un gusto ossessivo e dolente. Ecco dunque i suoi cesti di frutta, evidenti, palpabili e contemporaneamente avulsi dalla realtà, fissati nella loro dimensione puramente estetica; i personaggi dei polittici, le superbe Maddalene, solenni negli eleganti broccati, nei mantelli di pesante velluto rosso vermiglio, nelle incredibili acconciature elaborate tra fili di perle preziose. Gesti di dolore e mirabili intrecci di mani, nel silenzio gelido dei colori smaltati sulla tavola; la sostanza cromatica di Carlo Crivelli trattiene l’oggetto, lo blocca sulla superficie, come in un’icona bizantina. Personaggi, situazioni, oggetti impossibili da penetrare. Non l’umanità tenera di luce e di natura di Giovanni Bellini, non la fantasia di Carpaccio, non le atmosfere familiari di Cima da Conegliano bensì il superamento in chiave tutta personale del tratto squarcionesco, del classicismo mantegnesco, della solarità pierfrancescana e della stessa forza brutale dell’incisiva poetica dei ferraresi per una cifra stilistica inconfondibile che colloca Carlo Crivelli, ricorda Zampetti citando Berenson, "fuori dal Rinascimento". Carlo Crivelli lascia la sua prima opera firmata e datata nelle Marche a Massa Fermana nel 1468 dove approda forse proveniente da Zara in Dalmazia, dove è definito civis e habitator nonchè pictore de Venetiis in data 1 settembre 1465. Carlo Crivelli: la dispersione delle opere Commissionate nelle Marche, tra Camerino, Fabriano, Ascoli Piceno le opere di Carlo Crivelli sono in gran parte conservate nei più importanti musei del mondo. Tra le tante altre opere di Crivelli oggi custodite nei più grandi musei del mondo segnaliamo solo la Madonna della candeletta un tempo a Camerino, l’Incoronazione della Vergine un tempo a Fabriano (entrambe a Brera) e la suntuosa Consegna delle chiavi di Berlino, già a Camerino. Altri tristi episodi di un patrimonio incredibilmente ricco e irrimediabilmente perduto. I suoi superbi polittici, collocati in chiese e contrade spesso irraggiungibili nei secoli passati, sono ignorati dal manierista Vasari, che non ne fa affatto menzione nelle edizioni delle sue Vite. Talvolta sostituite nel ‘600 e ‘700 da pale d’altare, le opere di Carlo Crivelli cominciarono a disperdersi prima, purtroppo, che il gusto anglossassone per l’arte dei primitivi del ‘400 le rivalutasse e se ne appropriasse. Dopo le spoliazioni napoleoniche, che contribuirono a far confluire a Brera numerose opere marchigiane del Crivelli, gli inglesi conclusero infatti l’inesorabile processo di dispersione delle sue opere su tavola. Basti pensare che fino a qualche tempo fa un’intera sala della National Gallery di Londra era dedicata solamente ai dipinti di Carlo Crivelli.

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